“He tolle'd and legge'd”: Samuel Beckett and St. Augustine. Habit and Identity in Dream of Fair to Middling Women and Murphy

Abstract

Abstract – Samuel Beckett's interest in St. Augustine is manifest throughout his oeuvre, both in terms of content and style, and can be traced from his very first works, such as Whoroscope, to his last plays and short stories. Although this interplay has been touched upon in the critical discourse on Beckett, a systematic analysis is still to be done. This paper represents a preliminary investigation into the Augustinian influence in the early Beckett, in particular Dream of Fair to Middling Women and Murphy. By considering the presence of the Confessions in these two novels I intend to show how St. Augustine's work played a significant role in the development of the young author, offering him the occasion to overcome his theory of habit as outlined in his early essay, Proust. In this text, Beckett posits habit as merely “the generic name for the countless treaties concluded between the countless subjects that constitute the individual and their countless correlative objects”. Dream still endorses this perspective, but already suggests a different dialectic of memory, will, and habit. This shift, I argue, can be connected to Beckett’s reading of Augustine's meditations, in book VIII of the Confessions, on the cleavage between the spirit and the flesh. In Murphy, we see Beckett’s 'Augustinian dialectic' fully formed: habit is no longer a veil of Maya that hides the real essence of the individual, but the condition of possibility for the subject's flight from the “mercantile Gehenna” world towards the truth of the inner self.

Riassunto –  L'interesse di Samuel Beckett per Sant'Agostino è evidente nell'intero corpus dell'autore – a partire dai suoi primissimi lavori, in particolare la poesia Whoroscope, fino agli ultimi drammi e racconti – e si manifesta sia sul piano del contenuto che dello stile. Nonostante il rapporto tra i due autori sia già stato oggetto dell'attenzione dei critici, una sua analisi sistematica deve essere ancora compiuta. Nel presente saggio si offre una proposta di lettura della presenza agostiniana nel primo Beckett, in particolare Dream of Fair to Middling Women e Murphy. Considerando la presenza delle Confessioni in questi due romanzi intendo mostrare come i lavori di Sant'Agostino abbino giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo del giovane autore, offrendogli l'occasione di superare la sua teoria dell'abitudine così come l'aveva rappresentata nel saggio giovanile Proust. In questo testo, Beckett descrive l'abitudine come “il nome generico per gli innumerevoli accordi stipulati fra gli innumerevoli soggetti che costituiscono l'individuo  e i rispettivi innumerevoli oggetti”. In Dream si presenta la stessa prospettiva, ma già si intravedono i segni di una differente dialettica fra memoria, volontà e abitudine. Tale slittamento può essere ricondotto alla lettura delle meditazioni agostiniane nel libro VIII delle Confessioni, nelle quali si tematizza la scissione fra la volontà dello spirito e quella del corpo. In Murphy la dialettica agostiniana di Beckett giunge a compimento: l'abitudine non è più il velo di Maya che nascone l'essenza reale dell'individuo, ma la condizione di possibilità per la fuga del soggetto dalla “mercantile Gehenna” verso la verità dell'interiorità.