O padre nostro che ne' cieli stai. Dante nella lettura policorale di Luigi De Luca
Abstract
En
Luigi De Luca composes Dante's Padre nostro according to that "concertante polychorality" which is the constant of his highest production: the dialectic between an ideal sound architecture and the search for an effective expression finds essentiality and fullness here. It is an element that recalls the existing themes, both on a speculative and concrete level, in the music of Dante's time and of which the Poet was fully aware: the music he admires is the polyphonic "mundana harmony" that resounds in Paradise, as well as, in Purgatory, the sweetness of Casella's monodic chant. In this way, De Luca not only returns to the linguistic sources of Italian music, but reaffirms the need to overcome the dogmatic separation of the sound universes: the aspiration to a higher harmony is none other than the desire for metaphysics that runs through all of his production and which makes the same creative condition possible.
It
Luigi De Luca mette in musica il Padre nostro di Dante nei termini di quella policoralità concertante che è la costante della sua più alta produzione: la dialettica tra una ideale architettura sonora e la ricerca di una efficace cifra espressiva trova, qui, essenzialità e pienezza. Un elemento, questo, che richiama i temi in essere, sul piano speculativo e concreto, nella musica ai tempi di Dante e dei quali il Poeta fu pienamente consapevole: la musica che egli ammira è l'armonia mundana che risuona nel Paradiso, ma anche la dolcezza del canto monodico di Casella, incontrato nel Purgatorio. Così, De Luca non solo torna alle fonti linguistiche della musica italiana, ma riattualizza il superamento di una dogmatica separazione degli universi sonori: l'aspirazione verso un'armonia superiore altro non è che il desiderio di metafisica che attraversa tutta la sua produzione e che rende possibile la stessa condizione creativa.
Luigi De Luca composes Dante's Padre nostro according to that "concertante polychorality" which is the constant of his highest production: the dialectic between an ideal sound architecture and the search for an effective expression finds essentiality and fullness here. It is an element that recalls the existing themes, both on a speculative and concrete level, in the music of Dante's time and of which the Poet was fully aware: the music he admires is the polyphonic "mundana harmony" that resounds in Paradise, as well as, in Purgatory, the sweetness of Casella's monodic chant. In this way, De Luca not only returns to the linguistic sources of Italian music, but reaffirms the need to overcome the dogmatic separation of the sound universes: the aspiration to a higher harmony is none other than the desire for metaphysics that runs through all of his production and which makes the same creative condition possible.
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Luigi De Luca mette in musica il Padre nostro di Dante nei termini di quella policoralità concertante che è la costante della sua più alta produzione: la dialettica tra una ideale architettura sonora e la ricerca di una efficace cifra espressiva trova, qui, essenzialità e pienezza. Un elemento, questo, che richiama i temi in essere, sul piano speculativo e concreto, nella musica ai tempi di Dante e dei quali il Poeta fu pienamente consapevole: la musica che egli ammira è l'armonia mundana che risuona nel Paradiso, ma anche la dolcezza del canto monodico di Casella, incontrato nel Purgatorio. Così, De Luca non solo torna alle fonti linguistiche della musica italiana, ma riattualizza il superamento di una dogmatica separazione degli universi sonori: l'aspirazione verso un'armonia superiore altro non è che il desiderio di metafisica che attraversa tutta la sua produzione e che rende possibile la stessa condizione creativa.
DOI Code:
10.1285/i20380313v31p239
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