«Il cielo a bocca aperta…». Valli fra Erminio G. Caputo e Rocco Scotellaro


Abstract


En
Donato Valli's significant critical stances about E. G. Caputo and R. Scotellaro highlight the thickness of his interpretation and the crucial reading skills in the perspicuous contextualization of two poets: they are observed also from a civil and social point of view. The whirlwind ascesis of Caputo poetry indicates the sense of the high lyric research, with clotted verses and with the desire of revelation; so his poetry recalls St Augustine and Dámaso Alonso. The density and the trouble of verses are waves breaking against the shattered sounds, between syllables and hemistichs; then Caputo finds or finds out an epiphany and a solution of song, to meet with himself and with God. Valli identifies also the cogent reasons of history and ideology about Scotellaro, which are won by charme of memory and words. In front of the Enlightenment of Reason, heart investigatons emerge to balance the rawness of the facts with the echo of the village myths and of the Lares, the protectors of the house. The earth appears so dense in the past to envelop the same present with the past. In the anguish of his "distraction", Scotellaro appears as a «dying lover», about to «reveal a distant love to the last moments». Poetry proclaims the impossibility of death, but it accepts the presence of the past, exactly when the reason requires her to die and to win memories. So the distraction at the crossroads becomes an impossible choice, between the literary poetic voice and the painful conscience in the universal curse, for a great poetry born from humility.
It
Le significative posizioni critiche di Donato Valli sui poeti Erminio Giulio Caputo e Rocco Scotellaro evidenziano lo spessore interpretativo e la decisiva capacità di lettura del critico letterario nella perspicua contestualizzazione dei due poeti, sia sul versante storico-letterario, sia sul piano più ampiamente civile e sociale. Nella vorticosa ascesi della parola caputiana Valli individua il senso di una poesia alta e raggrumata, bramosa di una rivelazione, memore di Agostino e Dámaso Alonso. La densità e il travaglio di versi si infrangono, in collisione di sillabe e di emistichi, come voce da frantumi, prima di trovare o scoprire, come in un'apparizione, la soluzione del canto, per ricongiungersi infine in una imprevedibile riappacificazione, con sé e con Dio. Su Scotellaro Valli individua le cogenti ragioni della storia e dell'ideologia, vinte dal fascino della memoria e della parola. Dinanzi ai richiami dei Lumi della ragione, le inchieste del cuore emergono a bilanciare la crudezza dei fatti con l'eco dei miti paesani e larici: la terra appare così densa di passato da avvolgere in esso lo stesso presente. Nell'angoscia della sua continua ‘distrazione', Scotellaro appare nella condizione di un «innamorato moribondo», in procinto di «svelare un lontano amore agli ultimi istanti». La poesia proclama l'impossibilità della morte e accetta la presenza del passato proprio quando la ragione impone di morire e di vincere le memorie. Così la "distrazione al bivio" si rende scelta impossibile, fra letteraria voce lirica e dolorosa coscienza del mondo nell'universale maleficio, per una grande poesia nata dall'umiltà.

DOI Code: 10.1285/i20380313v27p167

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