Disabilità e Oppressione


Abstract


It
Per Paulo Freire non c'è educazione se non attraverso la liberazione degli uomini dall'oppressione. L'obiettivo dell'educazione è l'emancipazione degli uomini e, quindi, la possibilità di attribuire loro il diritto e il dovere della parola e formarli nella liberazione, e per la libertà. Questo, deve avvenire soprattutto per gli oppressi che, secondo il pedagogista brasiliano, vanno risvegliati alla coscientizzazione, che comporta la presa di consapevolezza di ogni individuo rispetto alla propria condizione personale e collettiva, e alla presa di parola. La pedagogia dell'oppresso, come pedagogia umanistica e liberatrice, si divide in due momenti diversi: "... il primo in cui gli oppressi scoprono il mondo dell'oppressione e si impegnano nella prassi a trasformarlo; il secondo, in cui, trasformata la realtà oppressiva, questa pedagogia non è più dell'oppresso e diventa la pedagogia degli uomini che sono in processo di permanente liberazione..." (Freire, 2011). Il metodo pedagogico adottato da Freire, si basa sul processo di socializzazione, sul dialogo e sul risveglio delle categorie più svantaggiate. Ne sono un esempio, infatti, le persone con disabilità, nelle quali, come sottolinea il pedagogista brasiliano, bisogna cancellare la paura della libertà, di cui non ha coscienza chi appunto, ne è affetto. "...La condizione che vive il disabile in situazione di esclusione e di emarginazione è spesso una vera e propria condizione disumanizzante che annulla il suo desiderio di essere amato e riconosciuto nonché il suo desiderio di comprendere e agire, quindi di essere libero[...]. La condizione di estraneità e dipendenza crea -altresì- nel soggetto disabile un senso di incapacità che può finire per neutralizzare tutte le sue energie vitali;finisce per adattarsi passivamente, cioè per vivere la condizione di non essere..."(Goussot, 2009 ). Ma, per Freire, "...nel momento in cui l'uomo si accorge di esistere e non solo di vivere, egli scopre la radice della sua dimensione temporale, cioè, superando la unidimensionalità del tempo, prende la coscienza del passato, del presente e del futuro..." (Freire, 2007). Secondo una visione più tradizionale, la disabilità rappresenta essenzialmente un problema individuale di tipo riabilitativo. Le persone che presentano una forma di disabilità trovano inevitabilmente difficile compiere varie attività per così dire normali e, di conseguenza, sono impediti nell'adempiere ai normali ruoli sociali. In questo senso, lo svantaggio sociale normalmente associato con la disabilità nelle società moderne, viene visto come un problema individuale causato dalla menomazione. In alternativa a tutto ciò, alcuni studiosi inglesi, propongono intorno agli anni 70', il "modello sociale" che, invece di concentrarsi sul deficit individuale, si avvicina alla disabilità, incentrando l'analisi sui processi e sulle forze sociali che fanno sì che le persone con menomazioni evidenti, diventino disabili. Per il modello sociale, la disabilità non è della persona, ma è il risultato dell'esclusione dalla piena partecipazione sociale, inoltre, l'esclusione non è obbligata, né necessaria, ed i disabili rappresentano una categoria sociale oppressa e non solamente individui colpiti da circostanze tragiche.
En
For Paulo Freire there is no education but through the liberation of people from oppression. The purpose of education is the emancipation of people and, therefore, the possibility of giving them the right and the duty of the word and educate them in the light of liberation and for freedom. According to the Brazilian educator, this must be done especially for the oppressed, who are reawakened to awareness, which implies the consciousness raising of each individual with regards to their personal and collective condition, and the ability to express themselves. The Pedagogy of the oppressed, as humanistic and liberating pedagogy, is divided into two different moments: "... the first in which the oppressed discover the world of oppression and engage in practices to transform it; the second in which, having the oppressive reality been transformed, the pedagogy of the oppressed no longer exists and it becomes pedagogy of the men who are going through the process of permanent liberation ... " (Freire, 2011). The pedagogical method adopted by Freire is based on the socialization process, the dialogue and the awakening of the most disadvantaged groups. Examples of these are people with disabilities whose fear of freedom has to be removed, as pointed out by Freire, the very fear which the affected ones are not aware of "...the condition which the disabled person lives when they find themselves in a situation of exclusion and marginalization is often a real dehumanizing condition that annihilates their desire to be loved and recognized as well as their desire to understand and to act, and to be free ... The condition of alienation and addiction creates –at the same time- in the disabled person a sense of failure that may end up neutralizing all their vital energy; they will end up adjusting passively, that is living the condition of not being ...". (Goussot, 2009). But, for Freire "... when a person realizes that not only does he live but he also exists, he discovers the root of his temporal dimension; that is, by overcoming the unidimensionality of time, he becomes aware of the past, the present and the future..." (Freire, 2007). According to a more traditional vision, disability essentially represents a rehabilitative individual problem. Persons affected by a disability find it necessarily difficult to accomplish the so-called normal tasks and, therefore, they are also hindered to fulfill normal social roles. In this sense, the social disadvantage normally associated with disability in modern societies is seen as an individual problem caused by impairment. As an alternative to this, some English scholars designed around the 70's the "social model" which, instead of focusing on individual deficits, approaches to disability, focusing the analysis on processes and social forces that cause people with obvious impairments to become disabled. As stated in the social model, disability is not in the person itself but it is the result of exclusion from the complete social participation; furthermore, the exclusion is not inevitable nor necessary, and the disabled are an oppressed social group, not just individuals affected by tragic circumstances.

DOI Code: 10.1285/i9788883051333p183

Keywords: Disabilità; oppressione; coscientizzazione; liberazione; modello sociale; Disability; oppression; awareness; liberation; social model

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