Shakespeare reimagined in Petr Zuska’s Romeo and Juliet (or Queen Mab and Friar Lawrence): Dancing with decolonial partnership opposites

Abstract

Within the interdisciplinary critical framework of partnership and decolonial studies, this paper examines Petr Zuska’s innovative choreographic adaptation of Shakespeare’s Romeo and Juliet, which premiered at the National Ballet Theatre of Prague in 2013. Drawing inspiration from Mercutio’s monologue, the Czech choreographer reimagines the Bard’s text by shifting the focus to Friar Lawrence and introducing a pivotal new character: Queen Mab. In Zuska’s ballet, Queen Mab emerges as the true protagonist, a dancer both angelic and cruel, who influences the characters’ choices and seal their tragic fate. As in many of Zuska’s works, the tension between good and evil lies at the heart of his “performative” praxis (Schechner 2002), expressed through a continuous interplay of intertextual references and corporeal symbolism (Adshead-Lansdale 1999). These elements probe the depths of human desire, vulnerability, and moral fallibility. The battle between Queen Mab and Friar Lawrence reflects the broader conflict among Romeo and Juliet’s families and peers, while their physicality and gestures offer a powerful meditation on the human condition - suggesting that suffering, both rational and irrational, is inescapable. Building on Riane Eisler’s theory of “partnership” (1988) and Madina Tlostanova’s declination of the “decolonial option” (Mignolo, Escobar 2010; Mignolo, Walsh 2018) as it applies to Central and Eastern European space, this analysis first explores Zuska’s original portrayal of opposing forces, and then his reinterpretation of the tragedy through neoclassical dance, using movements rich in symbolic meaning. The paper concludes with a brief analysis of the lovers’ pas de deux, which embodies a more liberated vision of existence - an idea already latent in Shakespeare’s text - and underscores how love, partnership, and acceptance are the only pathways to transcend destruction, misunderstanding, and violence.

A partire da una lettura critica interdisciplinare che attinge agli studi sulla partnership e agli approcci decoloniali, questo contributo analizza l’innovativa rilettura coreografica di Romeo e Giulietta di Shakespeare realizzata da Petr Zuska, presentata in prima assoluta al Teatro Nazionale di Praga nel 2013. Ispirandosi al monologo di Mercuzio, il coreografo ceco reinterpreta il testo shakespeariano ponendo l’attenzione sulla figura di Frate Lorenzo e introducendo un nuovo personaggio: la Regina Mab. In questa versione, Mab si impone come vera protagonista, danzatrice al tempo stesso angelica e crudele, capace di influenzare le scelte dei personaggi e di sigillarne il destino tragico. Come in molte coreografie di Zuska, la tensione tra bene e male è al centro della prassi “performativa” (Schechner 2002), espressa attraverso un continuo intreccio di riferimenti intertestuali e simbolismi corporei (Adshead-Lansdale 1999). Questi elementi indagano le profondità del desiderio umano, della vulnerabilità e della fallibilità morale. Il conflitto tra Mab e Frate Lorenzo riflette lo scontro più ampio tra le famiglie e i coetanei di Romeo e Giulietta, mentre la loro fisicità e i loro gesti offrono una potente meditazione sulla condizione umana, suggerendo che la sofferenza – tanto razionale quanto irrazionale – sia ineludibile. Sulla base dell’approccio alla “partnership” proposto da Riane Eisler (1988) e della declinazione dell’“opzione decoloniale” (Mignolo, Escobar 2010; Mignolo, Walsh 2018) elaborata da Madina Tlostanova nel contesto dell’Europa centrale e orientale, l’analisi esplora dapprima la rappresentazione delle forze opposte proposta da Zuska, per poi soffermarsi sulla sua rilettura della tragedia attraverso uno stile di danza neoclassica, caratterizzato da movimenti densi di significato simbolico. Il saggio si conclude con una breve analisi del pas de deux degli amanti, che incarna una visione d’esistenza più libera – un’idea già latente nel testo shakespeariano – e sottolinea come amore, partnership e accettazione siano le uniche vie possibili per trascendere distruzione, incomprensione e violenza.