La coscienza politica del baronaggio meridionale alla fine del Medio Evo. Appunti su ruolo, ambizioni e progettualità di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, principe di Taranto (1420-1463)
Abstract
It
Machiavelli e altri autori rinascimentali pensavano al grande baronaggio del Regno di Napoli della fine del Medio Evo come ad una forza anarchica e turbolenta, priva di ogni reale coscienza politica. Questo assunto ha influenzato diverse generazioni di storici, ma esso risente di alcuni limiti di tipo ideologico. Il primo di questi limiti è l'idea della centralità della Corona, per cui i baroni non sarebbero stati nulla di più che una componente sociale essenzialmente parassitaria. L'articolo, a tale riguardo, è incentrato sulla progettualità politica del Principe di Taranto, e sulla sua capacità di mettere in moto, in concorrenza con la Corona, un serio processo di costruzione statale, mirante ad una sostanziale indipendenza politica. Ciò dimostra come questo grande vassallo possedesse un chiaro progetto politico: il che contraddice l'ipotesi di un cieco e gretto particolarismo. Inoltre, l'insistenza su queste valenze progettuali suggerisce che per comprendere un attore come il principe, occorrerebbe considerare non soltanto il dato della sua condizione giuridica in rapporto al Regno, ma anche il suo proporsi come un possibile fattore di cambiamento costituzionale. Ciò porta a concludere che sul tema della coscienza politica dei baroni Machiavelli era probabilmente in errore.
En
Machiavelli and other Renaissance authors used to think to the late medieval Neapolitan barons as an anarchic and turbulent aristocracy, without any real political conscience. This idea influenced historians for a long time, but it is mainly based on a sort of ideological bias: the assumption of the monarchical centrality, for which the barons were above all an egotistic obstacle. The article is focused on the ability of the Prince of Taranto (before the dissolution of his extended dominion) to plan, versus the Crown, a serious state building process, aiming at a substantial independence. This demonstrates that this huge vassal at least had a clear political project, which seemed to deny the hypothesis of a blind and stingy self-centeredness. Furthermore, the theme of planning ability of the Prince suggests that, in order to understand such an historical actor, we had better to analyze not only his juridical condition within the Neapolitan Kingdom but also his role as a potential factor of a constitutional change. And it entails that about the topic of the political conscience of those barons, Machiavelli was probably wrong.
Machiavelli e altri autori rinascimentali pensavano al grande baronaggio del Regno di Napoli della fine del Medio Evo come ad una forza anarchica e turbolenta, priva di ogni reale coscienza politica. Questo assunto ha influenzato diverse generazioni di storici, ma esso risente di alcuni limiti di tipo ideologico. Il primo di questi limiti è l'idea della centralità della Corona, per cui i baroni non sarebbero stati nulla di più che una componente sociale essenzialmente parassitaria. L'articolo, a tale riguardo, è incentrato sulla progettualità politica del Principe di Taranto, e sulla sua capacità di mettere in moto, in concorrenza con la Corona, un serio processo di costruzione statale, mirante ad una sostanziale indipendenza politica. Ciò dimostra come questo grande vassallo possedesse un chiaro progetto politico: il che contraddice l'ipotesi di un cieco e gretto particolarismo. Inoltre, l'insistenza su queste valenze progettuali suggerisce che per comprendere un attore come il principe, occorrerebbe considerare non soltanto il dato della sua condizione giuridica in rapporto al Regno, ma anche il suo proporsi come un possibile fattore di cambiamento costituzionale. Ciò porta a concludere che sul tema della coscienza politica dei baroni Machiavelli era probabilmente in errore.
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Machiavelli and other Renaissance authors used to think to the late medieval Neapolitan barons as an anarchic and turbulent aristocracy, without any real political conscience. This idea influenced historians for a long time, but it is mainly based on a sort of ideological bias: the assumption of the monarchical centrality, for which the barons were above all an egotistic obstacle. The article is focused on the ability of the Prince of Taranto (before the dissolution of his extended dominion) to plan, versus the Crown, a serious state building process, aiming at a substantial independence. This demonstrates that this huge vassal at least had a clear political project, which seemed to deny the hypothesis of a blind and stingy self-centeredness. Furthermore, the theme of planning ability of the Prince suggests that, in order to understand such an historical actor, we had better to analyze not only his juridical condition within the Neapolitan Kingdom but also his role as a potential factor of a constitutional change. And it entails that about the topic of the political conscience of those barons, Machiavelli was probably wrong.
DOI Code:
10.1285/i11211156a30n2p33
Keywords:
Mezzogiorno; baronaggio; Rinascimento; Principato di Taranto; coscienza politica; Southern Italy; barons; Renaissance; Principality of Taranto; political conscience
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