La Ruota della fortuna. Africani neri alle corti dei re di Sicilia (secoli XII-XIV)
Abstract
It
Nel regno di Sicilia, nei primi secoli della sua esistenza (secoli XII-XIV) presenze di persone provenienti dal continente africano non erano rare. Ma soltanto alcune di loro riuscirono a emergere agli onori della cronaca a causa di carriere insolite: Filippo di al-Mahdiyya (Tunisia) divenuto il capo della flotta di re Ruggero II, giustiziato nel 1153; Giovanni il Moro, figlio di una schiava nera ed educato alla corte di Federico II, comandante della città di Lucera, ucciso nel 1254; Raimondo de Cabanni, schiavo nero che prese il nome del suo padrone, divenuto cavaliere e sovrintendente della casa reale angioina a Napoli e sepolto nella chiesa di S. Chiara accanto ai re angioini. Anche se queste rapide ascese sociali suscitarono invidia e critiche, come quelle di Giovanni Boccaccio su Raimondo de Cabanni e sua moglie Filippa da Catania, una ex lavandaia divenuta una delle persone più influenti alla corte di re Roberto, non si trovano nelle fonti dell'epoca indizi evidenti e diffusi per pregiudizi razziali verso africani.
En
In the Kingdom of Sicily it was not infrequent, in the first centuries of its existence (12th-14th centuries), to see people from Africa. However, only a few of them managed to go down in history due to their unusual careers: Philipp of al-Mahdiyya, the head of king Roger II's fleet, was executed in 1153; Johannes Maurus, the son of a black slave, brought up in the court of Frederick II, commander of the city of Lucera, was killed in 1254; Raimond de Cabanni, a black slave who took his master's name, became a knight and superintendent of the Angevin royal house in Naples and was buried in the church of St. Chiara next to the Angevin kings. Although such rapid rises up the social ladder aroused envy and criticism, like that of Giovanni Boccaccio addressed to Raimond de Cabanni and his wife Philippa of Catania, a former washer woman who became one of the most influential members of king Robert's court, there is no strong evidence in the sources of the time of racial prejudice against Africans.
Nel regno di Sicilia, nei primi secoli della sua esistenza (secoli XII-XIV) presenze di persone provenienti dal continente africano non erano rare. Ma soltanto alcune di loro riuscirono a emergere agli onori della cronaca a causa di carriere insolite: Filippo di al-Mahdiyya (Tunisia) divenuto il capo della flotta di re Ruggero II, giustiziato nel 1153; Giovanni il Moro, figlio di una schiava nera ed educato alla corte di Federico II, comandante della città di Lucera, ucciso nel 1254; Raimondo de Cabanni, schiavo nero che prese il nome del suo padrone, divenuto cavaliere e sovrintendente della casa reale angioina a Napoli e sepolto nella chiesa di S. Chiara accanto ai re angioini. Anche se queste rapide ascese sociali suscitarono invidia e critiche, come quelle di Giovanni Boccaccio su Raimondo de Cabanni e sua moglie Filippa da Catania, una ex lavandaia divenuta una delle persone più influenti alla corte di re Roberto, non si trovano nelle fonti dell'epoca indizi evidenti e diffusi per pregiudizi razziali verso africani.
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In the Kingdom of Sicily it was not infrequent, in the first centuries of its existence (12th-14th centuries), to see people from Africa. However, only a few of them managed to go down in history due to their unusual careers: Philipp of al-Mahdiyya, the head of king Roger II's fleet, was executed in 1153; Johannes Maurus, the son of a black slave, brought up in the court of Frederick II, commander of the city of Lucera, was killed in 1254; Raimond de Cabanni, a black slave who took his master's name, became a knight and superintendent of the Angevin royal house in Naples and was buried in the church of St. Chiara next to the Angevin kings. Although such rapid rises up the social ladder aroused envy and criticism, like that of Giovanni Boccaccio addressed to Raimond de Cabanni and his wife Philippa of Catania, a former washer woman who became one of the most influential members of king Robert's court, there is no strong evidence in the sources of the time of racial prejudice against Africans.
DOI Code:
10.1285/i11211156a30n2p11
Keywords:
Regno di Sicilia; africani a corte; integrazione culturale; Kingdom of Sicily; Africans at the court; cultural integration
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