Una stanza tutta per sé: un'auto-etnografia social dello spazio pandemico


Abstract


En
Starting from the author's personal experience during the first lockdown (9th March -18th May 2020), the following essay aims to outline some observations about subjective perception of space and how such perception is represented and socially shared. Hence, the subject is considered as a geographical player who operates reconfiguration and rescaling processes, from the micro-level of his/her own room to the macro-level of the telematic milieu. The author's posts on her social profiles are here considered as a sort of "diary" which, at an ex post analysis, can be understood as an auto-ethnographic tale where body, space and time are deeply entwined in outlining a peculiar, new subjective territoriality.
It
A partire dall'esperienza personale del primo lockdown (9 marzo - 18 maggio 2020) il seguente contributo intende offrire alcuni spunti di riflessione sulla percezione soggettiva dello spazio e sulle modalità attraverso cui tale percezione viene rappresentata e socialmente condivisa. Ci si focalizza, in altri termini, sull'individuo quale attore geografico che opera processi di riconfigurazione e rescaling, muovendosi dal livello micro della propria stanza al livello macro del milieu telematico. I post pubblicati dall'autrice sui propri profili social diventano una sorta di ‘diario' che, letto a posteriori, può essere inteso come un racconto auto-etnografico in cui corpo, spazio e tempo sono strettamente correlati nella definizione di una territorialità soggettiva peculiare ed inedita.

DOI Code: 10.1285/i9788883051883p34

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