Le differenze di Teoria della Mente come risorsa: comprendere le diversità di genere e prevenire comportamenti violenti
Abstract
Il presente contributo intende focalizzarsi sulle differenze di Teoria delle Mente (ToM) come risorsa per comprendere meglio le diversità di genere nello sviluppo tipico e atipico e per prevenire comportamenti aggressivi. La ToM è l'abilità di comprendere il comportamento proprio e altrui in termini di stati mentali e di agire in maniera socialmente adeguata (Allen, Fonagy & Bateman, 2008). La ToM è un'abilità evolutiva e comporta l'acquisizione graduale di competenze, già a partire dai primi mesi di vita, che consentono di comprendere l'altro come soggetto mentale. Indiscutibile funzione della ToM è quella sociale che permette di dare un senso al comportamento interpersonale (Baron-Cohen, 1995) e, quindi, di essere partner comunicativi competenti. Condizione emblematica in cui la ToM risulta compromessa o assente è la patologia autistica, rispetto alla quale Baron-Cohen (2002) parla di mindblindness, ossia di cecità mentale. La prevalenza di tale disturbo è di 4:1 per i soggetti di genere maschile (Baio et al., 2018) e questo dato indica l'esistenza di una differenza di genere: il cervello maschile sembra essere più a rischio rispetto a quello femminile. Tali differenze sono spiegate dalla "brain theory" di Baron-Cohen (2002) secondo cui esistono due domini: il primo, empathising (empatizzare), comprende le competenze proprie del cervello femminile; il secondo, systemising (sistematizzare), quelle del cervello maschile. Nell'autismo il dominio del systemising è maggiormente sviluppato rispetto a quello dell'empathising tanto che l'autore parla di una forma estrema del cervello maschile per tale patologia. Comprendere le differenze di ToM può essere di aiuto per delineare le differenze di genere nello sviluppo tipico e atipico? Alcuni studi (Baron-Cohen & Hammer, 1997, Happè, 1995) hanno evidenziato come nella ToM le bambine rispetto ai bambini, già a 3 anni, hanno un rendimento migliore nei compiti di ToM, sono in grado di fare inferenze su cosa intendono gli altri e di discriminare le emozioni a partire dallo sguardo. Studi sostengono che soggetti di genere femminile sembrano avere una maggiore preferenza per gli stimoli sociali, quali le espressioni facciali (Connellan, Baron-Choen, Wheelwright, Batki & Ahluwalia, 2000) e sanno valutare meglio i sentimenti e le intenzioni altrui rispetto ai bambini (Bosacki & Astington, 1999). Risulta, inoltre, utile studiare le differenze di genere nella ToM dal momento che esse possono consentire anche di prevenire comportamenti aggressivi. La letteratura (Crick & Grotpeter, 1995; Asen & Fonagy, 2016) focalizzata sullo studio del comportamento aggressivo sostiene che soggetti di genere maschile usano un tipo di aggressività diretta, fisica che, secondo Baron-Cohen (2002), esige minore emphatizing; mentre soggetti di genere femminile usano una violenza indiretta, relazionale (Baron-Cohen, 2002). Secondo Asen e Fonagy (2016) il comportamento violento si manifesta quando la ToM è temporaneamente assente nelle interazioni e l'altro non è compreso come soggetto mentale. A tal proposito, lo studio delle differenze di genere nella ToM permetterebbe di definire interventi preventivi atti sia a implementare le abilità sociali sia a interrompere il ciclo di mindlessness, attivando dei pattern di interazione non violenti.
DOI Code:
10.1285/i9788883051432p189
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